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Active-Aging: largo ai giovani anziani!
Integrazione, formazione tecnologica e reverse mentoring: come sfruttare il potenziale dei tanti over 65 ancora attivi sul lavoro.
Entro il 2030 gli over 65 in Italia saranno 3,5 milioni in più rispetto a oggi; ma ancora prima, cioè nel 2020, ci saranno due over 65 per ciascun under 15. Si tratta di un battaglione di individui popoloso quanto l’intera regione Toscana: uomini e donne, di età compresa tra i 65 e i 74 anni, che in un recente convegno organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sono stati definiti i “Giovani anziani”. È il fenomeno dell’Active-Aging, una nuova classe d’età ancora protagonista e attiva nel mondo del lavoro e non destinata alle panchine del parco vicino casa.
Secondo l’analisi della Cattolica l’83% dei “Giovani anziani” sono pensionati ma la restante parte, un buon 17%, lavora ancora. La scelta di lavorare, nonostante la pensione, è dovuta – oltre che all’allungamento della speranza di vita tout-court – a condizioni di salute psico-fisica eccellenti, e alla consapevolezza che la produttività lavorativa porti anche a un migliore invecchiamento.
L’Active-Aging ovviamente non riguarda solo l’Italia. Non a caso è diventato terreno di studio manageriale e tema di discussione all’interno dell’Unione Europea. Per l’UE, infatti, l‘invecchiamento attivo rappresenta lo strumento attraverso cui affrontare una transizione demografica ormai evidente: quella da popoli con speranze di vita relativamente basse ma con elevata fertilità verso popoli con bassa fertilità ma alte aspettative di vita.
Dal punto di vista aziendale, la sfida è progettare nuovi interventi per favorire l’Active-Aging dei dipendenti senior, garantendo loro la giusta collocazione nell’organigramma. Serve formazione continua per stare al passo con i tempi, soprattutto sul fronte dell’innovazione tecnologica; serve il coinvolgimento attivo dei lavoratori stessi.
Una soluzione potrebbe essere quello che viene chiamato reverse mentoring, lo scambio di conoscenze tra junior e senior. Ma bisogna anche stimolare la salute personale e la motivazione, e pure pensare a una maggiore flessibilità organizzativa negli orari. A tale scopo un ambiente lavorativo favorevole alla condivisione di spazi e ambienti, alla flessibilità, allo sharing (nel senso più ampio possibile: di turni lavorativi, conoscenze, skills ed esperienze), alla connettività appare come la soluzione ideale per consentire che la transizione demografica sia non solo indolore, ma addirittura un’opportunità.