- Smart Working & Place Benefits
L’innovazione sociale ai tempi della pandemia: il caso del Terzo Settore
Quali strumenti e quali azioni possono favorire un miglioramento delle condizioni di lavoro per gli operatori del Terzo Settore con l’arrivo del COVID-19?
Con l’avvento della pandemia globale causata dal diffondersi del COVID-19, molti lavoratori si sono ritrovati a svolgere le proprie attività da casa, cancellando di fatto le interazioni umane a favore di quelle digitali. Questo switch della modalità operativa ha fatto sì che piattaforme online come Zoom, Teams o Google Meet abbiano iniziato ad avere un impatto esponenziale sulla nostra quotidianità professionale, oggi compagni indispensabili in ambito lavorativo.
Ma l’interazione digitale in che modo può influenzare positivamente i processi aziendali? Questi strumenti in che modo possono favorire innovazione sociale, sostenibilità ambientale e migliore gestione del lavoro a distanza?
Per rispondere alle nuove esigenze lavorative, che dapprima sembravano temporanee e che si stanno rilevando permanenti, il centro di ricerca ARCO all’interno del contesto del progetto SEVERE – Social Enterprise through Virtual Environments and Remote Entrepreneurship, finanziato dalla Commissione europea per Erasmus +, sta portando avanti un’indagine sociale volta proprio a comprendere quali possano essere gli strumenti più efficaci per una migliore organizzazione lavorativa, in particolare delle imprese del Terzo Settore, uno dei più coinvolti in questo drastico cambiamento del modo di lavorare.
Il sondaggio messo a punto da ARCO, a carattere nazionale, mira a raccogliere le opinioni degli operatori del Terzo Settore sugli aspetti e sugli strumenti che più di altri possono favorire lo smartworking o il telelavoro. Rispetto ai primi, si fa riferimento a elementi come l’organizzazione spaziale e temporale, concentrazione, scambio di idee e documenti, formazione, focus group, etc. Per quanto riguarda invece gli strumenti, ci si riferisce alla tecnologia messa in campo per favorire un miglioramento della propria operatività lavorativa.
Un diverso approccio alla vita professionale: il Progetto SEVERE
Come abbiamo scritto in precedenza, l’indagine condotta dal centro di ricerca ARCO rientra nel Progetto SEVERE: il programma, transnazionale, ha molteplici obiettivi, tra cui facilitare la nascita di mentalità e competenze imprenditoriali, incoraggiare la cittadinanza attiva e il diffondersi delle imprese sociali a livello europeo, ma soprattutto di promuovere un nuovo e diverso approccio alla vita professionale, anche per la crescente domanda di forme di collaborazione più sostenibili, sia a livello ambientale che sociale.
SEVERE, coordinato dalla Glasgow Caledonian University, vede coinvolti anche altri 5 atenei europei, PIN S.c.r.l – Servizi didattici e scientifici per l’Università di Firenze (Italia), Dublin City University (Irlanda), Universidad Pompeu Fabra (Spagna), Universidade de Aveiro (Portogallo), Groupe SUP de CO Montpellier (Francia), e mira a favorire un ecosistema dove l’innovazione sociale diventi protagonista con il fondamentale contributo delle università come promotrici dell’imprenditoria sociale.
Il ruolo di Fondazione Sodalitas
In Italia anche Fondazione Sodalitas, partner di riferimento per quelle imprese che considerano la sostenibilità un fattore distintivo e la integrano nelle strategie di business, si è occupata recentemente dell’organizzazione del lavoro a distanza, con l’obiettivo di trovare un giusto equilibrio tra esigenze personali e lavorative, e nel secondo caso, con maggiori livelli di efficacia ed efficienza. Secondo Sodalitas le aziende che promuovono uno stile di vita sano e in cui il dipendente diventa soggetto attivo, fanno sì che ciascun lavoratore possa non solo essere in salute, ma anche maggiormente motivato e produttivo, soprattutto da quando il lavoro agile è diventato imprescindibile, a causa dell’emergenza sanitaria, per le imprese, approfondendo temi fondamentali come quelli della flessibilità, delle competenze e delle tecnologie a disposizione.
In conclusione, se il Terzo Settore è stato travolto dalla rivoluzione smart working, grazie a un indirizzamento fatto di percorsi ad hoc, i lavoratori potranno ottenere dei benefici a lungo termine soprattutto quando la pandemia sarà un lontano ricordo.